Pranzo in compagnia, oggi.
Il piacere di rivedere gli amici si sovrappone alla speranza di qualche ora all'aria aperta, oggi che ha finalmente smesso di diluviare.
In attesa di raccogliere le idee dopo un'intera settimana di montagna, vi racconto di una banale domenica in città e di come la si possa trasformare in una piccola avventura.
A Lucinico (3 km da Gorizia) si può comodamente arrivare in auto, in bicicletta, e perfino a piedi, alternative tutte già sperimentate. Ma oggi, dopo aver macinato una media di dieci chilometri al giorno nell'ultima settimana, ho bisogno di qualcosa di più: partirò da casa a piedi e arriverò a destinazione via Monte Calvario.
Ci metto un'attimo a capire che, dopo solo una settimana di assenza, in città la primavera è alle porte: le camelie di via del Poggio hanno boccioli sul punti di esplodere e il gelsomino di S. Giuseppe sta ormai sfiorendo, segno che siamo entrati nell'era di bucaneve, primule e colchici.
Il Corno è gonfio di pioggia e gorgoglia prima di tuffarsi nell'Isonzo; non puzza, oggi, ma porta con sè aria sottile di fango e di neve.
Stracci di nuvole trattengono la luce e l'azzurro, ma è primavera, non c'è nulla da fare.
In una manciata di minuti arrivo a Piedimonte e nel piccolo borgo agricolo raccolto intorno alla chiesa mi aggrediscono gli odori: odore di brodo, che sfugge dalle finestre aperte in attesa del pranzo domenicale, profumo di linfa dai tagli di un pergolato di vite, sentore di muffa e di fango dagli angoli ombrosi.
Il sentiero parte poco sopra la chiesa, a fianco di un rivo gonfio d'acqua che si riversa a valle, e sale viscido di pioggia su per il bosco di acacie e di rovi. Ancora odori intensi di terra umida e di fauna selvatica, e poi un'esplosione di ellebori accanto ad una solitaria cappella votiva.
Sono lontana da tutto, in un silenzio surreale.
Su per la salita sostenuta ci sono solo impronte recenti di capriolo e grufolate di cinghiale, cespugli di pungitopo e foglie di roverella che marciscono al suolo.
Quando scollino, la pianura si apre e non so dove sono: non vedo la stele del Calvario, ma intuisco che devo puntare dritto a sud. L'incontro con la strada asfaltata segna il ritorno nel mondo conosciuto. D'ora in poi sarà solo discesa e un cammino familiare verso le vigne e i campi coltivati. I ruscelli esondano allagando la strada, con un gorgoglio che parla di verde e di tepore, mentre le poiane volteggiano speranzose in cerca di un partner.
Oggi si può fare a meno di qualunque cosa: ciò che è indispensabile sta tutto in un'ora e mezza di cammino solitario.
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