domenica 20 settembre 2009

AUTUNNO SUL VOGEL

PSICOTERAPIA IN QUOTA

Settembre strepitoso, quest’anno. E’ appena iniziato l’autunno, ma se non fosse per il crepuscolo che avanza inesorabilmente mangiandosi le giornate e per l’odore fruttato della campagna, non te ne accorgeresti. Fa caldo, con temperature che sfiorano i trenta gradi in pieno giorno, ma se esci di città senti odore di mosto e le velature alte nel cielo azzurro tolgono ogni speranza: l’estate sta morendo. Voglio andare in montagna, oggi, anche se col cuore pesante.
La scelta cade sul Vogel. Ci sono già stata un paio di volte, ma è vicino e con poca fatica si sale su una cima “vera” che sfiora i duemila metri, selvaggia ma piena di suggestione e con un signor rifugio a offrire conforto ai camminatori.
Mi sveglio senza fatica, pur avendo litigato con le coperte che mia nipote ha tirato per tutta la notte, rigirandosi senza posa. Poco importa: è stato un piccolissimo, divertente fastidio.
L’alba è serena e io sono fiduciosa che il mio umore funesto sarà rischiarato dalla salita. Il bosco è fitto e silenzioso, su per la stretta strada a strapiombo che si arrampica da Tolmino verso Planina Lom. Qui l’autunno è cominciato davvero, con i faggi già arrossati e spazzati dalla bora e una famiglia di amanita muscaria a dare il benvenuto. Attraversiamo la malga e proseguiamo lungo la carrareccia che si avvicina a Planina Razor con un’ora di comoda passeggiata quasi in piano. Per me sarà un’ora di lacrime, ma questa è un’altra storia.
Arrivo in rifugio e mi pare che neanche della montagna mi importi più nulla. Sono atterrita: non posso perdere l’unico vero piacere della mia vita. Cerco di non pensarci e attacchiamo la salita.
Il Vogel sta sopra le nostre teste, un po’ ingrigito dalle nuvole basse che lo minacciano, ma si può iniziare a sudare.
Un passo dopo l’altro, comincia il mantra. Guadagnare quota lentamente, un passo dopo l’altro. Solo respiro e passi lenti. Solo i piedi e le gambe e il respiro. Un passo dopo l’altro. Sete e respiro, un passo dopo l’altro. Il cuore che batte forte e lentamente torna regolare, un passo dopo l’altro.
La terapia funziona: dopo un’ora e mezza di mantra, i pensieri si dissolvono, squagliati come neve al sole. Restano solo minuscole gocce di fatica sulla fronte e sulla schiena.
Niente clamori, oggi, solo erba ingrigita, cieli velati e gocce di sudore, un passo dopo l’altro, ma niente pensieri, grazie a dio.
In cima, nessuna euforia. Solo il sollievo di essere finalmente vuota di pensieri, per poter riuscire a vedere un cielo senza clamore e cime ovattate e spazzate dal vento. Pranzo silenzioso, ciascuno con i propri pensieri, finchè si fa strada un’idea: percorrere un anello passando per il Globoki e poi ridiscendere alla Planina Razor con un nuovo percorso.
Lungo la cresta affilata c’è solo bora rabbiosa e un ripido versante che si spegne nei faggi. Poi la traccia si perde fra le rocce acuminate di cresta e bisogna raccogliere le idee per inventarsi il percorso, scendere verso nord per qualche decina di metri per poi risalire al passo e tornare sul versante originario. Solo un piccolo esercizio di orientamento, nulla di più, ma anche questo cancella gli ultimi pensieri sopravvissuti.
In una solitudine assoluta, incontriamo cippi divelti di antichi confini e qualche altro manufatto. Poi, solo discesa a rotta di collo verso valle, con qualche breve ghiaione da percorrere di corsa per dare gas alle gambe.
Di nuovo sete e sudore e fame e voglia di una birra.
Si torna in rifugio con bisogni semplici e forti e il cuore più leggero. La jota è bollente e la birra fresca. Le gambe sono un po’ imballate e fanno male i piedi. Vien voglia di andare per funghi e di fare qualche foto.
Si torna a vivere.







NOTE TECNICHE



Carta: Planinska Zveza Slovenje “Julijske Alpe” 1:50.000.

Dislivello: m 998 complessivi. Da Tolminske Ravne (m 924) a Planina Razor (m 1315) metri 391, e da Planina Razor al Vogel (1922) metri 607.



DESCRIZIONE



Partenza: raggiunta la cittadina di Tolmino in territorio sloveno, si prosegue raggiungendo la frazione di Ljubinj, da cui parte una stretta e tortuosa rotabile affacciata su ripidi pendii (attenzione!), che si percorre integralmente fino ad un evidente parcheggio in prossimità di Planina Lom. Qui si può lasciare il veicolo per proseguire a piedi.



PERCORSO



Si prosegue verso la Planina per una evidente carrareccia in un ambiente alpino di pascoli aperti. Si prosegue senza possibilità di errore lungo l’ampio percorso che serve il Rifugio Planina Razor quasi integralmente nel bosco con pendenze modeste. In poco meno di un’ora si giunge alla Planina Razor.

Proprio dietro il parte il facile sentiero segnalato per il Vogel, su terreno aperto di prati, mughi e rocce che sale dolcemente in direzione nord est. Giunti ad un evidente sella tra la cima del monte ed il Globoki, con il panorama che si apre ora anche in direzione nord – est, si punta a sinistra per la facile cresta del Vogel, di cui si raggiunge in pochi minuti la bella cima, aperta in ogni direzione (ore 1.45 dal rifugio). Si può rientrare con lo stesso percorso dell’andata, oppure proseguire in direzione ovest lungo le suggestive e affilate creste fino ad una cima rocciosa e invalicabile, oltre la quale si trova un passo che conduce con evidente sentiero per il versante sud a Planina Razor. Per uscire dall’impasse, occorre scendere in direzione nord per qualche decina di metri fino all’evidente sentiero che sale da Bohjinj verso il Vogel e che rimane sul versante nord. Guadagnato il sentiero, lo si percorre sempre in direzione ovest vino ad una selletta con un bivio, dove si risale verso l’evidente forcella, affacciata verso sud. Da qui il percorso è intuitivo, in quanto il rifugio è in vista ai nostri piedi e non rimane che percorrere l’evidente sentiero.



CONSIDERAZIONI



Il Vogel mi piace assai: il tragitto in auto è breve e piacevole, senza autostrade trafficate, il percorso non troppo faticoso per arrivare a una quota rispettabile di 1922 metri. Ampi panorami fino al Canin e al Triglav, in stagione fioriture da manuale, rifugio accogliente, jota da favola e struklj da pasticceria: cosa chiedere di più a una montagna?

Sono in molti a pensarla come me, perché lo troverete sempre assai frequentato, ma giuro che è la sua unica pecca!