SORPRESE DI CAPODANNO
Capodanno trascorso camminando, anche quest’anno. Mi sono accontentata, si fa per dire, dell’amico Sabotino ma in realtà non è mai un ripiego, ma l’occasione per godere una volta di più di un piccolo paradiso dietro l’angolo.
La nevicata della notte di S. Silvestro ha lasciato larghe chiazze candide in quota e il bel tempo del primo pomeriggio mi ha spinto a calpestare la prima neve dell’anno sul monte di casa.
Poi l’anticiclone si stabilizza e decidiamo di posticipare la prima camminata “vera” al sabato successivo.
Mi stuzzica l’idea del Monte Lussari, per poi scendere con gli sci per la Di Prampero e tutto ha lo stimolo del nuovo. Partenza comoda alle 8 in un universo gelido e terso. Da Courmayer alle Alpi Giulie non c’è una nuvola e, anche se l’Arpa prevede nubi sul tarvisiano, confidiamo nella potenza dell’anticiclone del solstizio d’inverno.
Il viaggio va via liscio, ma a Carnia avvistiamo l’annunciata nuvolaglia. Man mano che si avviciniamo a Tarvisio, la coltre appare sempre più compatta e staziona minacciosa proprio sulla nostra meta.
Un mediocre caffè a Bagni di Lusnizza scatena un’intensa filippica contro l’incompetenza ricettiva carnica, che sarà pure un dato oggettivo ma, sotto sotto, nasconde la cocente frustrazione per le condizioni meteo.
Alla partenza della telecabina cade perfino qualche fiocco di neve e, mentre osserviamo il cupo cappello grigio che incappuccia il Lussari, conveniamo che farci il mazzo per tre ore in mezzo alle nubi non fa per noi.
Delusi e incupiti, diamo un’occhiata alla partenza del sentiero e poi puntiamo decisi verso la vicina, amata repubblica slovena, confidando in cieli più benevoli.
Sono ormai le 10 e mezza e le mete alternative sono troppo distanti o ancora ostinatamente chiuse nelle nuvole, quando, diretti verso il Passo Vrsic, il Bosi propone di raggiungere la Koca v Krnici. Incredibilmente, la Cecchi accetta senza discutere e addirittura con un certo entusiasmo; bardati come alpinisti himalayani (il termometro segna -11!), iniziamo la nostra escursione inattesa e veniamo subito informati che il rifugio è aperto, notizia che incrementa il buonumore.
La passeggiata sarà quasi un’ora e mezza di meraviglie innevate, nel silenzio del bosco che costeggia la Pisnica, il torrente guadato dopo essere sfuggiti alla furia temporalesca dello Spik qualche anno fa.
Oggi invece è tutto un ricamo di ghiacci sui rami spogli, che poi scendono a formare lunghe stalattiti fino a toccare il pelo dell’acqua.
La neve è tanta, morbida e farinosa. La neve copre e svela, nasconde il suolo, ma disegna la forma di un arbusto, tinge di bianco un ramo abbattuto a spezzare la verticalità del bosco, gonfia un sasso e lo trasforma in una meringa luccicante.
Il tempo si ferma, persi nella scoperta di continue sorprese, come un minuscolo chalet di legno adornato di trofei di caccia, le mutevoli forme del ghiaccio, o un improvviso pianoro ammorbidito da un largo piumino imbottito.
Poi ci sono gli incontri con i numerosi escursionisti, bimbi dalle guance arrossate, cani impazziti di gioia con il muso e le orecchie spruzzate di neve, giovani, adulti ed anziani: la solita piccola folla di escursionisti sloveni che sfidano qualunque temperatura, pur di camminare.
Eccoci arrivati, infine, al piccolo rifugio, addossato ai 1700 metri di parete della Skarlatica, la Signora delle Giulie che si accende di rosso ai raggi del sole, che ha ripreso a splendere gagliardo. E’ imponente e bellissima, una vera “woman in red”, algida e sdegnosa; sa che per conquistarla bisogna avere due palle così, ma lei se ne sta lì, indifferente alle occhiate concupiscenti dei suoi ammiratori, non ammicca e non seduce, aspetta distaccata che pochi, eroici escursionisti superino un muro di quasi due chilometri per calpestarne per un attimo la cima e poi ridiscendere di corsa per arrivare a valle esausti, prima del buio.
Il rifugio è caldo, accogliente e gremito, jota e salsicce bollenti placano la fame e la solita birra gelata da sollievo alle labbra riarse. Usciamo dopo un’oretta per un’escursione termica di una trentina di gradi, che ha il potere di arroventarci la faccia e le orecchie, mentre la “Signora in rosso” si è tinta di zafferano.
Gli escursionisti che salgono in rifugio sono sempre più numerosi, i più si tirano dietro lo slittino per un ritorno agile e divertente.
Rientriamo in città con il buio, che chiude il sipario sulla prima, gelida camminata del 2009, un’altra festa di emozioni e sorprese.
NOTE TECNICHE
Carta: Planinska Zveza Slovenje “Julijske Alpe” 1:50.000
Dislivello in salita: m 303 da Kranjska Gora
Difficoltà: E – molto facile
PARTENZA
Da Kranjska Gora, graziosa località turistica posta ai confini nord – occidentali della Repubblica slovena, ad una manciata di chilometri da Tarvisio e da Villacco, ci si dirige verso il Passo Vrsic. In corrispondenza del ponte sul torrente Pisnica, si può parcheggiare. Il sentiero per la Koca v Krnici a quota 1113 parte proprio prima del ponte, sul lato sinistro della strada in direzione Vrsic.
ESCURSIONE
E’ una breve passeggiata di un’ora in estate e poco più in inverno, che raggiunge, costeggiando a lungo il torrente, il grazioso rifugio di legno, addossato all’imponente parete nord della Skarlatica. Da qui si dipartono numerosi itinerari, tutti lunghi ed impegnativi. La sola camminata verso il rifugio è veramente breve e adatta a tutti. Non presenta attrattive clamorose ma consente in tutte le stagioni una piacevole attraversata in un folto bosco, per giungere alla visuale imponente della Skarlatica e delle altre vette della zona e, magari, una piacevole sosta mangereccia. L’inverno le regala una magia unica che, personalmente, preferisco. Tenuto conto che la passeggiata impegna in tutto poco più di un paio d’ore, non andateci apposta perché starete in auto quasi quattro ore tra andata e ritorno, ma, se soggiornate o transitate per Kranjska Gora o il tarvisiano, può essere un piacevole diversivo.